La ricerca si propone, a partire dal caso specifico e paradigmatico di Massimo Bontempelli e in stretto riferimento al contesto italiano primonovecentesco, di delineare l’intensa relazione che intercorse tra gli intellettuali e gli organi corporativi del regime fascista. Il quale, per estendere il proprio raggio d’azione (anche) alla cultura, si servì di una serie di apparati istituzionali che veicolavano, spesso in modo sinergico, robuste forme di sussistenza. La figura di Massimo Bontempelli si rivela in tal senso emblematica: le importanti funzioni assolte dapprima in seno al Sindacato Autori e Scrittori (di cui fu segretario dal 1927 al 1928), e in un secondo momento all’interno della Reale Accademia d’Italia lo rendono uno dei protago...